• Skip to content
  • ja_mageia_2

    • Home
    • Millenniumdoelen
    • EPA Info
    • Case Studies
    • Docent
    • Download
    • Colofon
    ODM – Petenzialità e critiche Afdrukken E-mailadres
    Gli obiettivi di sviluppo del millennio

    “Riconosciamo che, oltre alle nostre responsabilità separate verso le nostre società individuali, abbiamo una responsabilità collettiva nel sostenere i principi della dignità umana, uguaglianza ed equità a livello globale. Come leader abbiamo quindi un dovere verso tutte le persone del mondo, in special modo le più vulnerabili e, in particolare, i bambini del mondo, a cui appartiene il futuro.”
    Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite.

    Un programma per l’accelerazione dello sviluppo umano

    Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio si concentrano su molti dei fallimenti più persistenti dello sviluppo umano. A differenza degli obiettivi di Sviluppo del primo, secondo e terzo Decennio delle Nazioni Unite (anni ’60, ’70, ’80), che si concentravano principalmente sulla crescita economica, gli Obiettivi pongono il benessere umano e la riduzione della povertà al centro degli obiettivi di sviluppo globale. Gli Obiettivi e la promozione dello sviluppo umano condividono una motivazione comune e riflettono un impegno vitale nella promozione del benessere umano che implica dignità, libertà e uguaglianza per tutte le persone.

    Gli Obiettivi sono l’immagine della Dichiarazione del Millennio – guidati dai valori fondamentali di libertà, uguaglianza, solidarietà, tolleranza, rispetto per la natura e responsabilità condivise. Questi valori hanno molto in comune con l’idea di benessere umano nel concetto di sviluppo umano. Rispecchiano inoltre la motivazione fondamentale per i diritti umani.

    La povertà implica molto di più delle restrizioni imposte dalla mancanza di reddito.  Comporta anche la mancanza di capacità fondamentali per condurre una vita piena e creativa – come quando le persone che soffrono di salute cagionevole vengono escluse dal partecipare alle decisioni che riguardano le loro comunità o non hanno il diritto di guidare il corso delle loro vite. Queste privazioni distinguono la povertà umana dalla povertà di reddito.

    Tuttavia, gli Obiettivi non comprendono tutte le dimensioni cruciali dello sviluppo umano.  In particolar modo, non fanno riferimento all’ampliamento della partecipazione delle persone nelle decisioni che riguardano la loro vita o all’aumento delle libertà civili e politiche. Partecipazione, democrazia e diritti umani sono, comunque, elementi importanti della Dichiarazione del Millennio.

    Gli Obiettivi forniscono i componenti essenziali per lo sviluppo umano, ognuno dei quali si riferisce ad aspetti chiave di questo processo. Gli Obiettivi riflettono anche un programma per i diritti umani – diritti alla nutrizione, all’istruzione, alla salute, alle cure mediche e a standard di vita decorosi, come elencati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La necessità di assicurare tutti questi diritti – economici, sociali e culturali – attribuisce obblighi ai governi sia dei paesi ricchi che di quelli poveri.

    Critiche

    Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio esprimono i propositi chiave emersi durante varie conferenze sullo sviluppo delle Nazioni Unite tenutesi nel corso degli anni ’90. Di conseguenza, sono il prodotto di numerose consultazioni nazionali, regionali e internazionali che hanno interessato milioni di persone e hanno rappresentato un’ampia gamma di interessi, inclusi quelli dei governi, delle organizzazioni della società civile e degli attori del settore privato. Queste conferenze hanno messo in evidenza la natura pluridimensionale dello sviluppo – con il benessere umano quale fine.

    Gli Obiettivi riconoscono anche la responsabilità dei paesi in via di sviluppo nel loro stesso sviluppo – e presentano, allo stesso tempo, richieste più concrete ai paesi ricchi. Definire le responsabilità di tutti i paesi è stato fondamentale per i paesi in via di sviluppo. L’Obiettivo 8, per una partnership globale, è più debole rispetto agli altri perché non ha un limite di tempo, un indicatore di quantità per monitorare il progresso e per attribuire responsabilità agli attori. Ma il suo inserimento negli Obiettivi rappresenta un passo significativo verso la «solidarietà » – un principio fondamentale della Dichiarazione del Millennio.

    Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono stati largamente acclamati, ispirando nuova energia nell’azione contro la povertà. Ma sono stati anche criticati per:

    • Essere troppo ristretti, e tralasciare le priorità di sviluppo come il sistema di governo forte, l’aumento dell’occupazione, l’assistenza medica legata ai problemi della riproduzione e la riforma istituzionale del sistema di governo globale.
    • Basarsi su indicatori ristretti – come i divari nelle iscrizioni scolastiche quale indicatore del progresso nell’uguaglianza di genere o i numeri di apparecchi telefonici per valutare l’accesso alla tecnologia.
    • Essere irrealistici e preparare il terreno allo sconforto – e utilizzati per additare e svergognare i paesi che non li raggiungono.
    • Alterare le priorità nazionali, indebolendo in qualche modo la leadership locale attraverso la promozione di un programma dall’alto verso il basso, spesso guidato dal donatore al prezzo di approcci partecipativi nei quali le comunità e i paesi fissano le loro priorità.

    Sebbene gli Obiettivi riflettano il consenso unanime sugli obiettivi chiave di sviluppo globale, essi non rappresentano un modello nuovo per lo sviluppo. E nonostante siano tutti importanti, la priorità data ad ognuno dovrebbe essere assegnata dalle strategie nazionali di sviluppo. Gli Obiettivi sono ambiziosi – ed esprimono la necessità urgente di un progresso più rapido nello sviluppo. Presentano richieste a tutti gli attori al fine di identificare nuove azioni e risorse tali da essere raggiunti. Più il paese è povero e più la sfida è grande. In contrasto con ciò che dovrà fare il Mali per dimezzare la povertà entro il 2015 al 36%7 e ridurre la mortalità al di sotto dei cinque anni di età di due terzi, ovvero a 85 bambini ogni 1.000 nati vivi, c’è il compito dello Sri Lanka: ridurre la povertà al 3,3%9 e la mortalità al di sotto dei cinque anni di età a 8 bambini ogni 1.000 nati vivi. Ciò non significa che il Mali sia destinato a fallire. Al contrario, mostra le grandi sfide che i paesi più poveri devono affrontare – e gli enormi sforzi richiesti alla comunità internazionale. Inoltre, il successo non dovrebbe essere misurato soltanto attraverso il raggiungimento nei limiti di tempo fissati degli Obiettivi. Dimezzare la povertà entro il 2015 non rappresenta la fine del percorso, perché i paesi devono continuare a dimezzarla incessantemente.

    Gli Obiettivi rappresentano un passo fondamentale nella costruzione di una reale partnership per lo sviluppo, e nella definizione di ciò che significa partnership. I paesi in via di sviluppo devono concentrarsi sul miglioramento del sistema di governo, in particolar modo nella mobilitazione delle risorse, nella loro equa allocazione e nella garanzia del loro utilizzo efficace. I paesi ricchi devono aumentare il finanziamento agevolato e la riduzione del debito e favorire il commercio e i trasferimenti di tecnologia.

    Fonte: http://hdr.undp.org/en/media/HDR_2003_IT_Chapter1.pdf

     

    APE

    • Home
    • MDGs
      • Dichiarazione Millennio
      • Commercio e aiuto
      • Obiettivi del Millennio Diritti Umani
      • ODM ed equilibri di potere
      • ODM – Petenzialità e critiche
      • Dati sull’export
      • Messaggio Segretario ONU
    • EPAs
    • Casi Studio
    • Colofone

    • Goto top
    • uk
    • es
    • it

    © 2010 - cmo