Il Tanzania Social Forum sugli EPA
Si è discusso del possibile impatto degli Economic Partnership Agreements (EPA) in Tanzania. Il Tanzania Social Forum – che riunisce 110 organizzazioni tanzane – si è riunito al WSF per discutere del possibile impatto degli Economic Partnership Agreements (EPA) in Tanzania. E’ subito emerso che molti dei partecipanti non fossero al corrente di cosa sono gli EPA e di quale possa essere il loro impatto in Tanzania. Si è dunque iniziato l’incontro con una sessione informativa, durante la quale si è chiarito come in sostanza l’entrata in vigore di questi accordi commerciali tra Europa e i vari raggruppamenti regionali di paesi africani implicherà la fine del regime preferenziale accordato ai paesi africani in termini di regimi tariffari, introducendo al suo posto il principio di reciprocità negli scambi commerciali. Questo farà sì che la Tanzania – come gli altri paesi africani – sarà chiamata a competere “alla pari” con un gigante commerciale quale è l’Europa, abbattendo le proprie barriere doganali e rischiando di essere dunque “invasa” dai più competitivi prodotti europei, senza riuscire tuttavia a penetrare a sua volta il mercato europeo. Insomma, come far gareggiare una lumaca e un ghepardo… Al momento i negoziati sugli EPA sono ancora in corso, ma dovranno essere conclusi entro il primo gennaio 2008. Le preoccupazioni più forti sono emerse in relazione all’impatto di questi accordi sulla sovranità alimentare del paese – visto soprattutto che i piccoli agricoltori potrebbero essere i primi a non sopravvivere alla concorrenza dei prodotti europei a basso prezzo. Gli EPA avranno un impatto pesante anche sulla disponibilità di servizi di base – primi fra tutti sanità e istruzione – in quanto al momento lo stato tanzano li finanzia in gran parte attraverso il gettito ricavato dalle tariffe doganali. Visto che il volume di queste entrate si abbasserà forse addirittura fino al 50% in meno rispetto ad oggi, una volta che gli EPA saranno entrati in vigore, anche i fondi a disposizione per finanziare i servizi di base si abbasseranno notevolmente, con un impatto sociale molto forte, specialmente sulle fasce più impoverite della popolazione. Si teme di conseguenza una privatizzazione rapida di beni comuni quali l’acqua e l’energia, oltre che dei servizi sanitari. I partecipanti hanno manifestato soprattutto la difficoltà nel valutare compiutamente l’impatto che questo tipo di accordi potrà avere in Tanzania, e un conseguente disagio nel doverli accettare in tempi così stretti, senza che si sia potuto sviluppare un dibattito nazionale in proposito. Nel contesto della liberalizzazione delle relazioni commerciali tra Europa e Tanzania, è stata collocata anche l’analisi delle strategie di riduzione della povertà promosse dal governo tanzano dalla fine degli anni novanta e fino ad oggi. I successivi Poverty Reduction Strategy Papers (PRSP) sono stati pensati per far fronte all’impatto sociale dell’aggiustamento strutturale, messo in atto nel paese alla fine degli anni ottanta al fine di ristabilirne gli equilibri macroeconomici: i piani di riduzione della povertà e le strategie di aggiustamento strutturale sono percepiti come due facce della stessa medaglia, e sono stati criticati nel corso del dibattito principalmente per il fatto che sono avvertiti come imposti dall’esterno – dalle istituzioni finanziarie internazionali – e non sono invece il frutto di un dibattito interno al paese. Nonostante il focus sempre più chiaro dei PRSP sul potenziamento dei servizi di base, sulla prevenzione e cura dell’HIV/AIDS, sulle questioni di governance e sull’agricoltura, inoltre si è notato che i livelli di povertà rimangono altissimi nel paese e rimettono in discussione l’efficacia dei piani stessi. Anche il più forte accento posto sulla crescita economica come possibile strumento di lotta alla povertà – sperimentato nell’ultimo piano – non sembra aver sortito i risultati sperati. L’obiettivo stesso dei PRSP è criticabile, in quanto essi mirano – in linea con gli Obiettivi del Millennio – alla riduzione del 50% delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà, non all’eliminazione tout court della povertà stessa. Un’anziana donna tanzana osservava giustamente che sarà difficile trovare chi sia disposto a far parte di quel 50% che resterà povero! In questo contesto è emerso anche un forte disagio da parte dei partecipanti tanzani rispetto alla politica europea di cooperazione, che se da un lato ha un impatto minimo in termini di reale riduzione dell’impoverimento del paese, dall’altro pone il governo tanzano nella posizione di non poter rifiutare accordi commerciali sfavorevoli come sono gli EPA, in nome dell’”aiuto” ricevuto. A conclusione dell’incontro una parte dei partecipanti ha affermato che il governo tanzano non dovrebbe aderire agli EPA prima di aver valutato compiutamente il loro possibile impatto sul paese; di qui la richiesta di un’estensione dei termini temporali delle negoziazioni, oltre a quella dello stanziamento di un fondo di compensazione che possa coprire le perdite comportate dall’abbassamento delle barriere doganali (come fatto dai paesi dell’Africa occidentale). Un altro gruppo di partecipanti, tuttavia, non ha condiviso questa posizione, affermando che nessun fondo compensatorio potrà risarcire il paese delle perdite conseguenti a questi accordi, e che essi vanno dunque rifiutati in blocco.
http://www.amref.it/locator.cfm?PageID=3377
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